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Lezione 1: Le lingue del mondo

Definizione:

L'insieme delle lingue che vengono parlate nel mondo e che vengono raggruppate in diverse famiglie a seconda della lingua da cui discendono. 

Concetti chiave

  • famiglie linguistiche

  • lingue indoeuropee

  • lingue romanze

  • Impero romano 

  • latinizzazione 

  • sostrato

Unità 1: Le famiglie linguistiche

Nel Settecento nasce un grande interesse per categorizzare in modo scientifico le lingue a seconda delle loro somiglianze che portano i linguisti a creare una genealogia. Per fare ciò, viene adottato il metodo comparativo in cui i ricercatori e le ricercatrici comparano il vocabolario di diverse lingue. Essi/e devono tuttavia fare attenzione ad utilizzare delle parole che fanno parte della stessa categoria semantica come i numeri o le diverse parti del corpo: il braccio (italiano) e le bras (francese) vs. der Arm (tedesco) e the arm (inglese).

 

Un altro modo per realizzare questa ricerca di comparazione è anche l’analisi della grammatica delle lingue. Prendiamo come esempio le lingue germaniche, la cui lingua d’origine è quella dei Germani, e le lingue romanze che condividono come lingua d’origine il latino. Nel caso delle lingue germaniche il verbo si trova al secondo posto all’interno nella frase: "Die Katze frisst die Maus". La stessa cosa vale anche per le lingue romanze di cui fa parte l’italiano: "Il gatto mangia il topo". Facendo quest'analisi comparativa, la linguistica storica come disciplina riesce a categorizzare le lingue mondiali in diverse famiglie. Infatti, una delle famiglie più importanti è quella delle lingue indoeuropee che hanno come lingua d’origine il protoindoeuropeo. In realtà, non si tratta di una vera e propria lingua che è stata parlata secoli fa, ma di un concetto di ricostruzione a partire delle similitudini tra le lingue antiche come il sanscrito, il greco antico e il latino.

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Quali lingue fanno allora parte di questa famiglia delle lingue indoeuropee? Da una parte abbiamo delle lingue isolate come l’albanese e il greco che non si possono categorizzare dato che si tratta di lingue particolari che non condividono quasi nulla con il resto delle lingue di questa famiglia. D’altra parte, invece, ci sono delle lingue che si possono categorizzare come le lingue celtiche (il gallese, il bretone, l’irlandese, etc.), le lingue baltiche (il lettone, il lituano), le lingue slave (il ceco, il polacco, il bulgaro, il macedone, il serbo, il croato, lo sloveno, il russo e l’ucraino), le lingue germaniche (l’inglese, il tedesco, il neerlandese, lo yiddish, il danese, il norvegese, lo svedese e l’islandese) e le lingue romanze (il francese, il portoghese, il rumeno, lo spagnolo e l’italiano).

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Esercizio 1: Lavoro di gruppo

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Paragonate i numeri 2, 3 e 10 per tutte le lingue che conoscete. Trovate delle similitudini? Riconoscete anche la famiglia linguistica?

Potete aiutarvi con l'albero a sinistra. 

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Unità 2: Perché le lingue cambiano

Abbiamo visto nella prima unità che esiste un albero di lingue che condividono tutte la stessa origine, cioè il protoindoeuropeo. Tuttavia, al giorno d’oggi queste lingue mostrano molte differenze tra loro che possiamo vedere molto bene attraverso i vari rami della famiglia linguistica indoeuropea. Come mai possiamo spiegare le differenze tra queste lingue? Difatti, nel corso degli anni, le lingue che formano questi sottogruppi hanno preso strade diverse poiché sono cambiati. Un fattore molto importante che ha come conseguenza il cambiamento delle lingue è senza dubbio il contatto che avviene tra le lingue in modo continuo. Infatti, quando c’è un contatto tra due lingue, possiamo osservare diversi fenomeni, tra cui l'influsso del sostrato. Che cos’è quest’ultimo? Per trovare una risposta a questa domanda dobbiamo fare un passo indietro e tuffarci nell’Impero romano, che è un esempio ideale per spiegare il fenomeno del sostrato. 

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Come sappiamo tutti e tutte, all’epoca l’Impero romano era molto grande e questa sua espansione è legata a diverse guerre. Con le guerre, i Romani non hanno solo conquistato un vasto territorio imponendo il loro potere, ma hanno diffuso anche la loro lingua, cioè il latino, attraverso le reti stradali. Il latino, che è allo stesso tempo anche la lingua d’origine di tutte le lingue romanze, era una lingua di prestigio e quindi la conoscenza del latino era molto importante, soprattutto per i popoli che vengono conquistati dai Romani. Tuttavia, non dobbiamo pensare che la lingua parlata da questi popoli sparisce da un giorno all’altro: da una parte esiste una fase di bilinguismo in cui vengono parlate tutte le lingue e, dall’altra parte, la lingua di questi popoli lascia delle tracce nella lingua latina. In quest'ultimo caso parliamo del fenomeno di sostrato, in cui la lingua vinta esercita un influsso sulla lingua dei vincitori. Prendiamo come esempio l’etrusco, la lingua degli Etruschi che erano presenti sul territorio romano prima dell’arrivo dei Romani. L’etrusco ha esercitato un influsso sul latino, per es. nell'assimilazione del nesso consonantico ND: mentre si dice ND nelle varietà del Nord come in "mondo", al Sud si dice "monno" con NN. In questo caso abbiamo quindi il latino che è la base, e l’etrusco che è il sostrato che ha esercitato un influsso sulla lingua dei vincitori da lingua vinta. Tuttavia, possiamo solo parlare di sostrato quando tre condizioni sono rispettate: innanzitutto deve trattarsi di un fenomeno che esisteva già nella lingua di sostrato (coincidenza di fenomeno). Poi, la zona in cui esisteva il fenomeno deve essere la stessa in cui si osserva il fenomeno oggi (coincidenza spaziale). Infine, il fenomeno deve esistere da sempre, quindi dal passato fino ad oggi senza interrompere l'uso (coincidenza temporale). 

In questi due casi si può parlare del fenomeno di sostrato? Servitevi dei criteri menzionati sopra. 

 

1) "Muro" in celtico si diceva "mür". Anche la parola francese "le mur" si pronuncia come "mür". La Francia è la zona che era occupata dai Celti. Dall'epoca dei Celti fino ad oggi la pronuncia -ü viene conservata. Siamo di fronte al sostrato celtico? 

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2) La gorgia toscana è caratterizzata dalla pronuncia [h] delle vocali velari sorde (la casa -> la hasa). Questa pronuncia esisteva già nell'epoca degli Etruschi che erano presenti sul territorio prima dei Romani. Ad un certo punto questa pronuncia non viene più registrata ma viene comunque documentata nelle varietà toscane al giorno d'oggi. Si può parlare di sostrato etrusco? 

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Soluzioni 

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Riflessione finale

 

Le lingue del mondo non sono quindi mai stabili e si modificano sempre a diversi livelli della lingua attraverso il tempo.

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